Klaus Locke

Timeline: 0-8anni

Klaus Locke visse un'infanzia spensierata e felice. Sua madre, Lyra, è un ricordo caldo che riverbera in lui, come una dolce melodia che lo trasporta nei sogni più sereni. Il padre, Jacob, lavorò duramente per sostenere i suoi figli, malgrado la sua assenza durante il giorno si assicurò di portare un nuovo gingillo per Klaus ogni sera al suo ritorno. Il fratello, Gael, non si staccò dal fianco di Klaus neanche un secondo, erano inseparabili.

Tutto questo finì poco dopo il settimo compleanno di Klaus: quando la madre improvvisamente scomparve e, brevemente a seguire, pure il padre con la scusa per ricercare la madre. Abbandonando i due figli nella loro preziosa casa di infanzia nelle strade vivaci di Vinegia. Klaus fece di tutto per provare a sostenere il fratello, indossando le vesti di un furfante, imparando a essere veloce e scaltro, di non farsi vedere e rubare il minimo indispensabile per sfamare il fratello di quattro anni. 

All'alba del suo ottavo compleanno i due ragazzini persero la casa di infanzia, e Klaus Locke divenne proprio come suo padre. Abbandonò suo fratello nel orfanotrofio sovrappopolato di Vinegia, promettendo di tornare non appena avesse racimolato abbastanza per sostenerlo. Una promessa vuota. 

I due fratelli  non si sarebbero rivisti per ben 20 anni. 

Il padre di Klaus, al procinto dell'abbandono dei suoi figli, realizzò che era giunto il momento di tramandare il suo più grande obiettivo su uno di loro. Jacob era stato troppo debole, troppo poco consumato dal caos, non riusciva a sentire dentro di se il tremore incessante dei venti, come invece avrebbe dovuto essere. Ma quale dei suoi due figli poteva prendersi questo peso sulle spalle? Gael era piccolo, timido e debole. Si nascondeva sempre dietro al suo fratellone. Klaus, l'unica altra opzione che gli rimaneva, era tutto ciò che il suo fratellino non era. Agile e coraggioso, meschino e intrattenuto dalla baraonda. Perfetto per un figlio del caos. Dopotutto Jacob aveva notato il scintillio che Klaus aveva negli occhi, il modo in cui si illuminava allo schioccare dei fulmini durante una tempesta. I venti erano già incisi nel suo essere.

L'unica cosa che rimaneva era stimolare in se i venti per ottenere il segno della sventura, e Jacob sapeva che non sarebbe stato facile. E sapeva che Klaus non lo avrebbe mai perdonato. La domanda era cosa poteva fare Jacob per incitare in Klaus una reazione tale da scuotere le scintille del caos, cosa poteva segnarlo profondamente da marchiarlo con i segni arcani del suo destino? C'era solo una cosa che riaccendeva il sorriso di Klaus dopo l'abbandono della madre, ed era Gael. 

Piccolo Gael. Piccolo ed innocente. Il cuore di Jacob sprofondò nel suo stomaco, non poteva farlo, era il suo piccolo! 

Ma doveva essere fatto, il Flautista aveva bisogno di un campione. 

E quindi iniziò, dapprima si stacco' gradualmente dai suoi figli, chiuse il cuore a quelle facce dolci e innocenti. Diventando sempre più freddo, sempre più aggressivo nelle sue parole. A tal punto che alzava le mani, punendo i suoi figli e incolpandoli per la scomparsa della madre. Jacob cerco di ricordarsi, tra i pianti, ogni sera che lo stava facendo per un bene superiore, un obbiettivo che andava oltre alla sua esistenza e le sue stesse emozioni. Ma non pote fare a meno di mettersi in dubbio, era forse tutto fittizio? Perchè Lyra se ne era andata? Non era forse abbastanza, questo piccolo rifugio che si erano creati qui a Vinegia? Non era una vita lussuosa, certo, sicuramente non c'era paragone con la vita che Lyra aveva lasciato alle spalle. Ma si amavano, avevano due figli bellissimi. E lei pero non era più qui. 

La colpa di chi era? 

Dopo settimane, mesi di abuso che Jacob ributtò sui suoi figli era arrivato il momento. Il momento di fare l'impossibile. Doveva uccidere Gael, davanti a Klaus, e solo così poteva sperare che il segno si sarebbe finalmente manifestato. Ma durante la notte tempestosa, con il rimbombo dei tuoni che scossero le mura della casa, svegliò i figli. Il suo giudizio offuscato dai fumi dell'alcol alla quale si era sottoposto forzatamente. L'alcol lo aiuto a impugnare il coltello, a lanciare Gael come se non pesasse più di una piuma, lo aiutò a soffocare i pianti e le suppliche di Klaus. 

Non appena Jacob prese la maglietta di Gael nel suo pugno, si fermò. Il suo bimbo, così piccolo e tremolante nella sua presa, provò debolmente a spingerlo via con le sue manine fredde, le lacrime grosse che colavano dalle guance rosse e doloranti. Il suo bambino. Suo figlio. Prima che potesse lasciarlo andare prima che potesse scappare da quella casa ormai priva di ricordi dolci e caldi, venne accecato da una luce azzurra, elettrica, e sentii il suo braccio bruciare con un insormontabile dolore. il suono assordante dei tuoni gli fecero fischiare le orecchie e mollare la sua presa su Gael. E dopo quello che sembrava un eternità riapri gli occhi, il suo volto schiacciato sul pavimento freddo.

E li nell'angolo della stanza, Gael pianse e pianse nelle braccia di Klaus. Quest'ultimo tenendolo stretto a se guardava il padre con occhi azzurri, mescolati all'elettricità del caos. 

Jacob ce l'aveva fatta. 

"Vattene. Non tornare mai più." 

Jacob si alzò, e se ne andò, lasciando alle spalle l'unica cosa bella che gli rimaneva.

Timeline: 9-15 anni

Ormai solo, Klaus divenne il ladro più conosciuto di Vinegia. Un monello privo di paura e pronto a fare mille figuracce, dire mille bugie, malgrado quanta gente fece innervosire nessuno riuscì a fermarlo. Era piccolo e riusciva a svignarsela in ogni situazione, come un'anguilla che sguscia tra le rocce. Klaus sapeva perfettamente che strade prendere, che via scegliere, per evitare le guardie, alla fine c’era cresciuto con queste stesse guardie. Conosceva il vecchio Graves, che passava il più delle sue serate al molo, affogandosi nel whisky e nella cara Greta, conosceva il guercio Tonino che era sempre di posta alle porta della citta, ma non quelle principali, quelle della palude, perchè dopo alla ferita al ginocchio non si era più  ripreso, conosceva anche Xander il capo delle guardie della Contessa, che con I capelli biondi e gli occhi azzurri faceva strage dei cuori nel bordello della citta'. Tutte le guardie nella città erano abituate ai capricci del ragazzo, nel giro di un anno lo arrestarono ben 257 volte, nonostante lo rilasciassero immediatamente dopo. 

Klaus non riteneva ciò che faceva come un crimine, come qualcosa di cui sentirsi in colpa, nessuno lo aiutò quando lui e Gael furono abbandonati, nessuno gli diede un letto caldo e cibo per sfamare le loro piccole pance. Gli sembrava una questione di logica: rubare per sopravvivere, e mai per avarizia. A meno che non si trattasse di uno scherzo, puramente a scopo di intrattenimento, allora li si che si divertiva a rubare gioielli e merci grandi anche il doppio di lui. Ma prima o poi ogni oggetto di valore ritornava nelle mani corrette. 

Insomma, era pur sempre un bambino.

Pure la Contessa ne aveva le saccocce piene di questo piccolo meschino, finché a Klaus non venne l'idea brillante di infiltrate il palazzo ed entrare nelle stanze private della contessa, tentando di rubargli il diadema di famiglia. Questo fu il primo incontro tra il furfante e la Contessa. Non si sa precisamente cosa i due si dissero quella notte limpida e calda d'estate- sicuramente Klaus presentò il suo ghigno abituale, riempiendo la conversazione di parole laccate e occhi innocenti- ma una cosa era certa: quella fu l'ultima notte che Klaus trascorse dietro le sbarre...per degli anni almeno. 

La Contessa ricorse al chiedere un favore ad un vecchio amico, il precedente capo guardia della Contea, Il mezz'elfo di nome Rhalif. 

Rhalif non aveva nessun desiderio di prendersi carico di un piccolo ratto di strada, ma le sue orecchie si rizzarono quando senti che Klaus era riuscito a intrufolarsi nelle stanze della Contessa senza insospettire nemmeno una guardia. 

Dunque Rhalif si ritrovò con un bimbo indisciplinato a suo carico, e Klaus si ritrovò ad avere l'unica figura paterna che non lo avrebbe abbandonato. Il bimbo si mise a viaggiare con Rhalif e la sua banda di mercenari, imparando a tenere una spada e parlare correttamente. Imparò a scrivere e a leggere, persino a cantare e suonare quando Rhalif ritornò con un liuto sotto mano. 

Timeline: 15-19 anni

Rhalif divenne proprio quello- un padre. Un padre orgoglioso di suo figlio, un padre protettivo, un padre che sorrise e annuì quando Klaus espresse il desiderio di lasciare la banda a 15 anni. Era tempo di tornare a casa, di trovare la sua strada.  

Klaus era diverso dal ragazzino che lasciò Vinegia a nove anni. Aveva imparato la disciplina, aveva imparato a combattere, a essere responsabile, a pensare agli altri oltre che a se stesso. Aveva imparato cosa significava avere una famiglia, ed era giunto il momento di riaverla. Klaus era diretto verso Vinegia, con l'alba che sormontava il paesaggio fuori dalle mura della Contea, era deciso a rivedere suo fratello. Ma aveva paura, come faceva a non avere paura? Aveva racimolato un po' di risparmi lavorando con Rhalif, ma era comunque poco. Avrebbe dovuto prendersi un lavoro- si- si sarebbe trovato un lavoro e avrebbe ripreso la loro casa e finalmente, finalmente, avrebbe rivisto suo fratello.

O forse no. (lmao)

Klaus se lo ricorderà per sempre- il giorno in cui incontrò Lexi. Giunto sulla soglia del confine della Contea, la città che riempiva l'orizzonte davanti a Klaus, il suo cuore che batteva incessante. E poi c'era lei: alta, i capelli neri e corti che svolazzavano toccando leggermente le sue spalle d'avorio. Era la donna più bella che Klaus avesse mai visto. Lexi era tutto ciò che Klaus adorava; era intelligente, furba, scaltra e meschina. Aveva due occhi brillanti che riuscirono a convincerlo a fare qualsiasi cosa. Delle mani delicate che lo fecero sussultare quando gli toccavano il viso, e un sorriso che zittì ogni voce sana nella sua testa. Lexi gli ricordava la sua infanzia, la spensieratezza, la voglio di accogliere un nuovo giorno non sapendo cosa avrebbe portato. Divennero amici, e assieme misero sottosopra la vita di ogni cittadino all'interno della Contea.

Ma qualcosa rodeva alla testa di Klaus, una sensazione sottostante di disagio, di pericolo. 

Inciampa quella guardia.

Scavalca quel cancello.

Rubami quel gioiello.

Brucia quella casa.

Klaus non fu fiero delle cose che fece, avrebbe fatto di tutto per lei, ma da qualche parte mischiato nell'amore e il desiderio e l'adorazione- paura. Klaus era terrorizzato da Lexi, un viso cosi bello e innocente nascondeva una malignità profonda, un sadismo puro che Klaus non riuscì a vedere fino all'ultimo secondo. O forse era sempre consapevole dell'anima putrida di Lexi, ma l'amore che provava per lei lo velava, spingeva giù in fondo alla sua mente. (Delulu) Avrebbe fatto di tutto per lei.

Lexi fu la causa del più grande rimorso nella vita di Klaus. Dopo esser stata arrestata come fuggitiva per crimini molto più efferati di quanto Klaus potesse mai immaginare, Lexi lo supplicò, gli gridò di salvarla, di liberala. C'era stato un errore- sicuramente- la sua Lexi non poteva essere ricercata. La sua ragione fu intorbidita dal suo amore, e sguainando la spada attaccò tutte le guardie della prigione pur di liberarla. 

Finalmente arrivò alla sua cella sul picco della torre, incatenata sul muro come carne da macello. Una sola guardia, come una statua, che separava lei da Klaus. Era stato facile stendere tutte le guardie che aveva incontrato, gli conosceva da quando era un bimbo, sapeva come metterli k.o. in modo efficace. Ma questa guardia era nuova, era giovane, un giovane ragazzo non più grande di Klaus stesso. E quando si ritrovarono a incrociare le spade la ferocia della guardia mise Klaus in svantaggio.

Finché non affondò la lama nello stomaco della guardia.

Gli occhi di Klaus si spalancarono, sentì il suo battito nelle orecchie, il gorgogliare della guardia che iniziò a soffocarsi col proprio sangue, i suoi occhi azzurri che fissarono quelli gialli di Klaus fino a spegnersi. E caddero a terra assieme, la presa della guardia sulla spalla di Klaus non sembrò mollarsi malgrado la mancanza di vita nella sua effige. Il corpo ancora caldo e fresco. Klaus tremò, il suo viso malaticcio non si scosse mentre tolse la spada dalla guardia e si alzò barcollante verso la cella, le grida di rinforzi ai piani sottostanti lo svegliarono dal suo trance, e disperatamente aprii la cella. Abbracciando Lexi talmente forte come per consumarla. La voce della sua amata gli diede conforto, lo zittì, gli accarezzo il viso con le mani morbide e delicate. E poi con il tatto di un professionista, Lexi agganciò le manette sui polsi del nostro protagonista, alzandosi come se in una danza e chiudendo la porta della cella, il suo sorriso splendente fu l'ultima cosa che Klaus vide prima di essere lasciato nel silenzio assordante della torre, della sua mente. Il sangue della guardia si espandeva sul pavimento di pietra, raggiungendo l'interno della cella e bagnando le ginocchia di Klaus.

Klaus vomitò, e pianse, e vomitò ancora finché non riusci più a buttare fuori niente altro. Il rumore delle guardie ai piani sottostanti era ormai un lontano ricordo, e l'unica cosa che Klaus riuscì a fare era fissare il cadavere della guardia illuminato dalla luce della luna, immobile.

Timeline: 19-26 anni

Timeline: 26-28 anni